Chirurgia delle emorroidi patologiche
Sono pochi gli interventi chirurgici che vengono vissuti con timore dai pazienti come quello per le emorroidi. La paura del dolore, l'imbarazzo per una patologia frequentemente tenuta nascosta per anni, l'incertezza degli esiti, la convinzione popolare di una possibile recidiva pongono questo intervento tra quelli più temuti.
La scelta dell'intervento compete al chirurgo, che tra le opzioni a disposizione deve proporre ed eseguire quello che meglio si adatta al paziente. La scelta del proprio chirurgo spetta al paziente, che deve valutare competenza, disponibilità e organizzazione della sua equipe. Come dico sempre ai miei pazienti ci deve essere però anche una buona sintonia tra paziente e medico, perchè il tempo che si dovrà trascorrere assieme, dal momento della prima visita fino all'ultimo controllo post-operatorio, è di circa tre mesi, durante i quali verranno affrontati tutti i vari passaggi diagnostici, pre- e post-operatori.
Un'altra premessa da fare è questa: per completezza di descrizione ho voluto inserire nel capitolo "chirurgia delle emorroidi" tutti gli interventi che nel tempo sono stati proposti. Se siete interessati a leggere le pagine dedicate all'argomento fatelo senza pensare di trovare e poter scegliere quello che fa al caso vostro.
La condotta terapeutica della patologia emorroidaria va scelta in base a criteri particolari, quali grado della patologia, sesso ed età del paziente, patologie pregresse o coesistenti, autonomia di vita e spostamento, vicinanza a luoghi di cura e primo soccorso, ma soprattutto necessità e convinzione di affrontare un intervento chirurgico.
In Inghilterra solo il 5-10 % dei pazienti viene sottoposto ad intervento chirurgico (Nicholls) e anche secondo una casistica personale degli oltre 5000 pazienti osservati per patologia emorroidaria dal 1998 ad oggi solo una minima percentuale (7%) è arrivata all’intervento chirurgico. Il motivo di questa scelta è dovuto in gran parte allo sviluppo di una varietà di tecniche relativamente semplici che consentono di curare il paziente in ambulatorio.
Dopo che per anni la chirurgia delle emorroidi è stata considerata "minore" e perciò spesso improvvisata, la chirurgia delle emorroidi è oggi perfettamente codificata.
La complessità anatomica e funzionale della regione anale giustifica un approccio corretto e attento della patologia emorroidaria che, quando presenta le caratteristiche di 3° e 4° grado, ma anche di 2° grado se causa di grande disagio al paziente e nonostante la terapia conservativa, richiede un trattamento chirurgico per la soluzione radicale e definitiva del problema.
La chirurgia delle emorroidi ha come obbiettivi l'asportazione di un tessuto diviso in pacchetti, generalmente tre, costituito da arterie, vene, tessuto mucoso e sottomucoso e connettivo. Scopo dell'intervento è inoltre quello di legare le arterie che irrorano ciascun pacchetto per far diminuire l'apporto di sangue arterioso a livello emorroidario in modo da far scomparire le emorroidi stesse.
Essendo il canale anale un organo con necessità di dilatarsi adattandosi al passaggio delle feci e che poi deve ritornare alle dimensioni di chiusura, è importante garantire l'elasticità della zona e il rispetto dell'architettura. Questo si ottiene eseguendo delle asportazioni per quanto possibile simmetriche eseguendo le legature dei vasi sopra la linea pettinea e sempre con la visione perfetta del campo operatorio.
Per garantire l'elasticità del canale anale è poi importante lasciare dei ponti cutaneomucosi sufficientemente larghi e soffici. Infine bisogna garantire un decorso postoperatorio per quanto possibile "confortevole" riducendo gli inevitabili fenomeni dolorosi.
Personalmente eseguo principalmente una tecnica che prende spunto dall'emorroidectomia sec. Milligan-Morgan e a cui ho applicato delle modifiche dettate dall'eserienza acquisita negli anni.